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IL DOPO CRISI COVID-19. RIPARTIRE DAL LAVORO

Milioni di persone senza reddito, intrappolate in una giungla di contratti atipici e precari.

èLavoro Speciale Primo MaggioCi siamo lasciati nel numero di febbraio con l’idea che il Lavoro nelle sue varie articolazioni e identità dovesse provare a ri-conoscersi – e a farsi ri-conoscere – come fattore determinante della democrazia, della Repubblica, e con l’interrogativo sul se e quanto la dimensione costituzionale del lavoratore/ cittadino fosse ancora o meno il parametro per interpretare questi nuovi tempi. Da ultimo, ci si chiedeva se e quanto, di fronte a spinte contrarie, anche i diritti di libertà potessero ancora o meno misurarsi in relazione ai diritti nel lavoro.

IL PESO SOCIALE DELLA PRECARIETÀ

Lo sconquasso rappresentato dal Covid-19 su ogni dimensione sociale, familiare, politica, istituzionale, economica ripropone lo stesso interrogativo amplificandone, se possibile, la portata: milioni di persone si sono ritrovate sole e senza un reddito in quanto intrappolate nella giungla di contratti atipici e precari, quelle che hanno un lavoro tutelato con la difficoltà di conciliare vita privata, sicurezza personale e lavoro, quelli in cerca di occupazione senza una prospettiva concreta di impiego. Autorevoli commentatori di grandi testate giornalistiche, dopo essere stati per anni i pasdaran del neoliberismo e della deregolamentazione del mercato del lavoro, hanno scoperto le divisioni del Paese e le diseguaglianze, chiedendo a gran voce un intervento dello Stato per milioni di persone in difficoltà. Quelle di cui non si sono accorti per anni, gli uomini e le donne che quotidianamente tengono in piedi il Paese nel supermarket contrattuale esistente, con regimi “speciali” di carattere fiscale e normativo e che scopriamo ora per ora, come i noti, almeno per noi, autonomi occasionali senza previdenza, gli sportivi percettori insieme con altri lavoratori dello spettacolo di “redditi diversi” (no tasse no Inps), i co.co.co, sì ancora loro, e le partite iva a basso reddito, i professionisti (giornalisti, avvocati, perfino notai) percettori di “reddito di ultima istanza”, i lavoratori poveri, specie a part time, quelli degli appalti, gli stagionali, ecc. ecc.

ITALIA, PAESE DISEGUALE E INSICURO

Ecco, oggi appare lampante quello che solo a guardare i dati, volendoli leggere davvero, era già evidente: c’è bisogno di disboscare il mercato del lavoro, c’è bisogno di ridurre i regimi speciali che scaricano sui lavoratori il giusto vantaggio accordato ad associazioni e terzo settore in quanto portatori di valore sociale. C’è bisogno di creare strumenti universali di sostegno al reddito per tutti i lavoratori e le lavoratrici, al di là della tipologia di impiego; strumenti che funzionino in una situazione ordinaria superando la logica delle indennità, che possono essere sì utili in un momento di shock, ma non misure strutturali. C’è bisogno più in generale da una parte di rivedere, anche attraverso una nuova politica degli orari, la distribuzione del lavoro esistente, ricostruendo le catene del valore attraverso la contrattazione e mettendo in discussione la frammentazione produttiva, e, dall’altra di dare dignità al lavoro di cura, medici, infermieri, operatori sanitari, ma anche badanti, oggi drammaticamente messo in luce dalla mattanza di operatori e ospiti in ospedali e RSA.

BUON PRIMO MAGGIO A TUTT*

È necessario ripartire da qui, dal tentativo di invertire il corso di un Paese profondamente diseguale e insicuro. Socialmente ma anche nel lavoro. La ripartenza delle attività non potrà prescindere dall’adozione di tutte le misure necessarie a far sì che avvenga in sicurezza per tutti i lavoratori, stabili e precari, e prevedendo il coinvolgimento delle loro rappresentanze nei luoghi di lavoro. Al lavoro sicuri e uniti, allora! Ci aspetta un periodo di nuove lotte e di nuove battaglie con NIdiL, con la CGIL. Evviva il Primo Maggio festa di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

vignetta di Pietro Ferrara

La vignetta di Pietro Ferrara

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