SOMMARIO
ToggleDall’Inps una fotografia sullo stato di salute della platea dei lavoratori e delle lavoratrici iscritti alla Gestione Separata come parasubordinati (collaboratori) o partite IVA (professionisti).
I dati 2023 dell’Osservatorio di Inps sui Lavoratori Parasubordinati consegnano l’urgenza di interventi che affrontino la questione delle diseguaglianze, sia con il mondo del lavoro subordinato, sia tra lavoratori e lavoratrici afferenti alla sfera della stessa parasubordinazione. L’analisi indaga le caratteristiche reddituali, e non solo, di collaboratori e professionisti con partita IVA, contribuenti della Gestione Separata per l’anno di competenza e non iscritti ad altra cassa.
Dal 2015 ad oggi, la quota di chi versa è cresciuta dell’11,1%: si tratta di 1.594.776 unità, di cui 1.081.067 collaboratori. Le donne rappresentano il 37,74%, con 408.026 unità. Rispetto alla prima rilevazione (anno 2015)l’andamento dei dati per classe di età segna per gli under 30 un incremento del 13,6%, per gli adulti (da 30 a 59 anni) + 7,0%, mentre i senior crescono del 26%. Gli esclusivi sono il 50,48% della platea dei collaboratori, mentre per i professionisti rappresentano oltre il 79%, con 409.644 unità su 513.709 totali. Tra il 2015 ed il 2023, i professionisti aumentano del 59%. Se, da un lato, non si vuole aprioristicamente escludere che sia una conseguenza degli interventi normativi restrittivi rispetto all’utilizzo delle collaborazioni; dall’altro, certamente non si trascura il peso delle variazioni delle aliquote contributive, per i collaboratori paragonabili a quelle dei lavoratori dipendenti, oltre al vantaggio economico per i datori di lavoro dello spostamento di ogni onere sul professionista.
LE CRITICITÀ: DONNE, SPORT E PA
Le donne rappresentano il 47,1% del macro insieme dei professionisti. Secondo lo studio di Inps, il 46,3% dei collaboratori è esclusivo e mono committente, con un reddito medio annuo pari a 21.447 € lordi. Tuttavia, la presenza all’interno di questo raggruppamento di figure quali, ad esempio, sindaci, amministratori, revisori, il cui reddito medio annuo è di circa 55mila €, ha un effetto dopante. Infatti, scorporando il dato in base al rapporto di lavoro e l’attività svolta dal lavoratore, il reddito medio per i collaboratori cala significativamente, attestandosi a 10.869 € lordi. Si toccano, tuttavia, picchi peggiori: è il caso del comparto Sport, in cui il reddito medio delle donne è di €3.356, a fronte di 4.706 per gli uomini; o, ancora, della P.A., in cui reddito medio annuo per gli uomini è di 9.162 €, mentre per le donne è di 7.346 €.

PREVIDENZA, QUALE PENSIONE?
Per quanto attiene l’accesso alla pensione ed alle altre prestazioni previdenziali, vediamo che per i professionisti, come per il 2022, solo il 36% raggiunge i dodici mesi di contribuzione, mentre per i collaboratori la percentuale di lavoratori che versano senza raggiungere il requisito per la pensione e le prestazioni è dell’84%. Si tratta di lavoratori che svolgono le attività più disparate e che sono presenti in ogni comparto, lasciando intravedere un sempre crescente interesse da parte datoriale a ricorrere a tale tipologia di rapporto, in quanto certamente di maggiore convenienza in termini di costi per le aziende. Siamo dinanzi ad una platea non residuale in termini numerici che, ad oggi, non solo vive estreme difficoltà reddituali, ma, laddove a fatica riesca a raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione, si vedrà riconoscere un trattamento economicamente insufficiente.
EQUO COMPENSO
Il nostro obiettivo deve essere quello di operare la ricomposizione del mercato del lavoro a partire dai concetti di equità e giustizia sociale. Pertanto, si rende necessario avere compensi minimi speculari ai livelli retributivi previsti per le medesime professionalità dai CCNL, con la parificazione del costo azienda tra dipendenti e partite IVA, che sia il pavimento non sfondabile per la contrattazione individuale del professionista. Salario minimo orario ed equo compenso possono insieme rafforzare la contrattazione collettiva, valorizzandone la capacità di redistribuzione della ricchezza e neutralizzando i tentativi di dumpizzare verso il basso il mercato del lavoro ricorrendo a tipologie contrattuali meno tutelanti per lavoratrici e lavoratori.
A cura di
Maria Giorgia Vulcano
NIdiL CGIL Nazionale