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INDAGINE ETUI, GLOVO SPIA I RIDER E CEDE I DATI A TERZI.

NIdiL CGIL: gravissima violazione privacy che richiede immediato intervento del Garante; urgenti chiarimenti su trasparenza algoritmo, andremo avanti in tutte le sedi per tutelare diritti di chi lavora con le piattaforme digitali.

Roma, 12 ottobre 2023 – “Come organizzazione sindacale che da anni è in campo per rappresentare e tutelare le lavoratrici e i lavoratori delle piattaforme digitali, reputiamo molto gravi i comportamenti di Glovo che configurano un illecito sul piano del trattamento dei dati e tutela della privacy delle migliaia di rider coinvolti, ma si intrecciano anche con l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori e con la legge 104/2022 che vietano il controllo di chi lavora attraverso i dati raccolti con sistemi automatizzati.” Così NIdiL CGIL sul report Exercising workers rights in algorithmic management systems pubblicato ieri dall’ETUI, l’ente di ricerca della confederazione dei sindacati europei.

Secondo la ricerca, infatti, i lavoratori che operano attraverso Glovo, l’app di food delivery di proprietà di Foodinho, sarebbero costantemente controllati e mappati, non solo durante il turno di lavoro, comportamento che già pone quesiti di legittimità, ma anche oltre l’orario di lavoro. Se confermato, questo dimostra come i lavoratori delle piattaforme siano gravemente esposti sul tema del trattamento dei dati personali. Come se non bastasse, inoltre, dal report si evince che i dati raccolti sarebbero poi in varia misura ceduti dal datore di lavoro a società terze, apparentemente per usi non connessi all’attività lavorativa.

“Questa vicenda ci mostra che oltre a garantire la tutela del singolo è fondamentale attivare un percorso di contrattazione che garantisca una reale trasparenza dei sistemi algoritmici – prosegue il sindacato dei rider – È necessario impedire che i dati raccolti vengano utilizzati dalle piattaforme per attuare comportamenti discriminatori, come già mostrato dall’esito positivo dei numerosi ricorsi che abbiamo promosso in diversi tribunali italiani per chiedere alle aziende di food delivery l’applicazione di tutta la normativa sulla trasparenza.”

“Chiediamo con urgenza all’azienda di fare chiarezza – conclude NIdiL CGIL – e al Garante della Privacy di intervenire per tutelare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti. Come sindacato, andremo avanti in tutte le sedi per chiedere la trasparenza dell’algoritmo e rivendicare diritti per chi lavora con le piattaforme.”