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SOMMINISTRAZIONE. Lavoratrice “licenziata” alla Recuperator di Rescaldina

Franceschin: "Grave che imprese utilizzatrici siano libere di interrompere le missioni senza motivazioni concrete. Servono norme che vietino esplicitamente i comportamenti discriminatori.”

Roma, 22 ottobre 2025 – “Inaccettabile quanto accaduto nella Recuperator di Rescaldina a Rosaria Ferro, lavoratrice somministrata a cui è stata interrotta la missione a tempo indeterminato dopo un periodo di malattia. È grave che le imprese utilizzatrici siano libere di interrompere le missioni senza motivazioni concrete che spesso nascondono condotte discriminatorie.” Così Davide Franceschin, segretario nazionale NIdiL CGIL.

Secondo l’ultimo Report dell’Osservatorio sul lavoro in somministrazione dell’Università Roma Tre, nel 2024, nella somministrazione sono stati attivati 1.350.150 contratti, mentre ogni mese erano attivi circa 480 mila lavoratori e lavoratrici. Nell’1,2% dei casi si tratta di contratti con durata di 1 giorno, nell’1,6% dei casi fino a 3 giorni e nel 12,8% dei casi fino a un mese. Un quinto dei rapporti di lavoro arriva a tre mesi (20,8%), percentuale in diminuzione rispetto agli anni precedenti a favore degli impegni fino a sei mesi che, invece, aumentano per raggiungere un altro quinto del totale (20,8%). A meno di 3 lavoratori su 10 viene offerto un contratto di un anno (28,3%).

Dall’analisi della situazione occupazionale emerge che, dopo 24 mesi, la percentuale di lavoratori che vengono assunti a tempo indeterminato dalle aziende è maggiore per i chi transita nella somministrazione (33,2%), rispetto a quella registrata per i lavoratori direttamente subordinati a tempo determinato (19%). Tuttavia, dei circa 155mila tempi indeterminati con le agenzie (oltre il 30% del totale) solo la metà circa ha una durata superiore ai due anni (51,3% nel biennio 2022-2023) contro il 62% dei contratti direttamente subordinati presso le aziende.

“Servono norme che contrastino il turnover sia per i tempi indeterminati che per i contratti a termine, garantiscano stabilizzazione e continuità occupazionale e ristabiliscano il legame tra il ricorso alla somministrazione e le esigenze produttive temporanee delle imprese, per evitare ricatti e comportamenti discriminatori” conclude Franceschin.

 

Rassegna Stampa