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BONUS MAMME 2025

Bonus Mamme 2025 anche per le lavoratrici autonome e somministrate a tempo determinato. Domande entro il 9 dicembre.

A sei mesi dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, il Governo ha cambiato le carte in tavola e – solo per quest’anno – l’esonero contributivo è diventato un bonus che verrà erogato dall’INPS. Anche le lavoratrici autonome possono chiedere il bonus (quindi le collaboratrici coordinate e continuative co.co.co. e le partite IVA individuali), e le lavoratrici somministrate con rapporto di lavoro a tempo determinato(escluse le lavoratrici domestiche). Le lavoratrici dipendenti con lavoro a tempo indeterminato, madri di almeno 3 figli continuano, invece, a beneficiare dell’esonero contributivo fino a 3.000 euro/anno previsto dalla Legge di Bilancio 2024.

REQUISITI BONUS MAMME 2025

IMPORTO

L’importo del Bonus Mamme 2025 è pari a 40 euro per ogni mese lavorato, per un totale, quindi, di massimo 480 euro/anno.

QUANDO E COME FARE DOMANDA

La domanda per il Bonus Mamme 2025 deve essere inoltrata all’INPS entro il 9 dicembre 2025 (il contributo verrà erogato entro fine dicembre 2025). Chi matura i requisiti dopo potrà presentare richiesta entro il 31 gennaio 2026 (il contributo verrà erogato entro febbraio 2026). Il Patronato INCA CGIL offre assistenza gratuita nella compilazione e nell’invio, per informazioni e supporto puoi contattare la sede NIdiL CGIL più vicina.

NO A BONUS SENZA CERTEZZE E SOLO PER POCHI

Sul Bonus Mamme, per l’anno 2025, c’è ancora poca chiarezza. Con il DL 95/2025 si è modificato quanto previsto dalla precedente Legge di Bilancio 2025, passando da una paventata decontribuzione all’erogazione di un bonus, corrisposto in un’unica soluzione a dicembre prossimo, con un importo di 40 euro per ogni mese lavorato.

Il diritto spetta alle lavoratrici dipendenti (pubbliche o private), e alle lavoratrici autonome, (sia iscritte alle gestioni previdenziali obbligatorie che alle casse di previdenza professionale), con molti distinguo e limitazioni. Occorre, infatti, operare delle distinzioni (troppe) a seconda che ci siano due o più figli e che il reddito da lavoro sia a tempo indeterminato o determinato.

PER GENITORIALITÀ E NATALITÀ SERVONO POLITICHE VERE

Vediamo che le lavoratrici madri (ad eccezione dei rapporti di lavoro domestico) titolari di un reddito da lavoro fino a 40.000 euro l’anno, accedono alla misura senza alcuna preclusione se hanno due figli e fino al mese del compimento del decimo anno del figlio minore; mentre, nel caso i figli siano tre, il reddito da lavoro non deve derivare da attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Stando ai proclami del Governo, si tratterebbe di un utile strumento a sostegno della natalità, tanto è vero che si prevede il perfezionamento dei requisiti di accesso nel caso in cui i figli dopo il primo nascano nel corso dell’anno.

Tuttavia, la parzialità dell’intervento, emerge sia nell’incentivare la natalità sia nel supportare la genitorialità, considerando l’esiguità dell’importo economico (40 euro per mese lavorato) rispetto all’esponenziale aumento del costo della vita cui si stenta ad adeguare salari e compensi. Inoltre, nei prossimi anni, il bonus tornerà ad essere un’indennità che esclude le professioniste in regime forfettario dalla platea delle beneficiarie.

LAVORO POVERO ANCHE TRA GLI AUTONOMI

Pur riconoscendo che il regime fiscale agevolato rappresenti già di per sé un elemento di convenienza economica, non si possono non considerare alcune dinamiche tipiche di questo settore lavorativo che troppo spesso genera lavoro povero e poverissimo. Le partite iva individuali iscritte alle Gestione separata INPS, nel 2024, hanno avuto un reddito medio di poco più di 18mila euro lordi.

I dati del Ministero delle Finanze sulle partite IVA evidenziano, poi, che nel 2024 oltre il 46% delle nuove attivazioni sono state verso il regime forfettario. La lettura congiunta di questo fenomeno con le indagini, condotte dall’Inps (per quanto riguarda i parasubordinati della Gestione Separata) e dall’Osservatorio delle Libere Professioni (per le partite IVA con altra cassa), mette in luce la crescente povertà da lavoro anche per questa tipologia di lavoratori e lavoratrici, che diviene più grave se si osservano le dinamiche dei redditi delle donne, specialmente se madri. Per le co.co.co., nel 2024, si è registrato un reddito medio di meno di 9mila euro lordi.

Per questa ragione, oltre a denunciare un’insufficienza complessiva dello strumento del bonus per le lavoratrici madri, ribadiamo che l’estensione delle tutele previste in materia di equo compenso alle categorie di professionisti e professioniste attualmente escluse, rappresenterebbe una maggiore tutela per i professionisti, e in particolare risulterebbe utile per le donne, per superare il divario di genere nella determinazione dei compensi, oltre a prevenire e contrastare le forme di discriminazioni spesso legate a gravidanza e maternità.

SCIOPERO GENERALE 12 DICEMBRE 2025

La Legge di Bilancio 2026 del governo Meloni sostiene il riarmo e chi sta meglio: decine di miliardi per le armi, spiccioli per gli operai (23 euro l’anno) e i pensionati (55 euro l’anno), ben 408 euro per i dirigenti. Nessun intervento che contrasti la precarietà lavorativa e che si occupi dei bassi salari di chi lavora. Difficoltà salariali che riguardano tutti, dipendenti e non, soprattutto giovani e donne.

Così crescono le diseguaglianze, ma non abbiamo bisogno di bonus estemporanei, abbiamo bisogno di misure strutturali per rimettere insieme il lavoro che è stato diviso e frammentato: leggi che contrattino la precarietà, il “salario minimo”, una legge sulla rappresentanza e un “equo compenso” per il lavoro autonomo, perché le imprese non traggano guadagno dalla ricattabilità o dai minori costi dei precari. Anche per questi motivi la CGIL ha proclamato lo sciopero generale del 12 dicembre 2025, contro la Legge di Bilancio 2026, per chiedere un cambiamento reale delle politiche economiche e sociali del Governo.

Per saperne di più

Volantino Bonus Mamme 2025